Il pane e i suoi detti

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Ambasciatrice della Settimana del Pane 
per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

 Pane è la più gentile, la più accogliente delle parole.
Scrivetela sempre con la maiuscola, come il vostro nome.

Insegna in un caffè russo, citato nel New York Times, 17 Agosto 1985

 

I cereali hanno un’importanza rilevante nella storia della civiltà umana perché, nella loro diversità e diffusione nel bacino del Mediterraneo e nelle varie regioni europee, hanno lasciato resti materiali delle lavorazioni – mulini, macine, forni, locali di stoccaggio e di cottura – che hanno permesso di valutarne la diffusione, il funzionamento e il valore produttivo, il cui controllo si è configurato spesso come spazio del potere e strumento di aggregazione sociale.
La coltivazione dei cereali nel territorio affonda le sue radici in epoche remote: la lunga storia, che ci porta molto lontano nel tempo, ha il sapore della vita quotidiana, la cui esigenza principale è il bisogno di cibo. Col passare dei secoli la risposta a questo bisogno primario è stata differente, ma ha sempre saputo cogliere il meglio dalle materie prime offerte dall’ambiente, per arrivare ai nostri tempi ad una vera e propria sublimazione di ingredienti semplici come l’acqua ed il grano, che possono diventare una vera e propria forma d’arte.

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Durante il Paleolitico l’uomo si doveva spostare continuamente, inseguendo le proprie prede e cercando nuovi territori che offrissero alimenti per la sopravvivenza. Nel Neolitico, invece, una volta conquistata la produzione del cibo con la nascita dell’agricoltura, l’uomo da nomade divenne stanziale e potè costruire le proprie abitazioni formando villaggi e creare la prima organizzazione sociale.
Dalla coltivazione del grano e di altri cereali, l’uomo fu in grado di ottenere le prime grossolane farine; dall’impasto e dalla cottura di queste l’uomo ricavò le prime forme di pane, in grado di rispondere al proprio bisogno di cibo. E proprio questo primo tipo di pane ci porta, se così si può dire, alle più antiche origini di questo prezioso prodotto.
Una volta raccolti, i cereali venivano portati nel villaggio, dove venivano triturati con le macine: queste erano generalmente di forma irregolare, a base ovale o quadrangolare, ricavate sfruttando blocchi di pietra. Intorno alla pietra veniva posto un panno di pelle dove cadeva la farina.
Probabilmente una parte era consumata in forma di minestra, ma dalla farina ottenuta dalla macinazione dei cereali l’uomo fu ben presto in grado anche di ricavare pane e focacce che venivano cotti in forni rudimentali fatti di fango e pietre; inizialmente pani azzimi, poi resi più leggeri grazie alla scoperta della fermentazione spontanea. Le focacce e il pane crudi molto probabilmente venivano messi a contatto con le pareti roventi del forno stesso e da lì cadevano quando erano cotti.

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Queste modalità di utilizzo dei cereali a base di farina impastata con acqua o altri ingredienti, che possono far pensare ad antiche forme di panificazione, sono comprovate dal rinvenimento di frammenti di pane in siti neolitici orientali come nel caso di Mersin, in Turchia. Ancora oggi le popolazioni di alcuni villaggi in Amazzonia, oppure in Siria, dove le condizioni di vita sono in tutto simili a quelle dell’uomo in età neolitica, fanno il pane in questa maniera.
Ma accanto alla dimensione più materiale, un rilievo senza precedenti hanno quegli aspetti culturali, simbolico-religiosi ed allegorici che rendono il pane, più di tutti gli altri alimenti frutto del lavoro umano, pregno di significati, attestati dagli gli usi linguistici, dalle opere in campo letterario, dalla valenza liturgica, soprattutto nella tradizione cristiana, dove il pane, un’espressione del lavoro e dell’inventiva umana, diviene il corpo di Cristo, il suo lascito dato agli apostoli prima della passione.
E poiché quella del pane è una storia ricca di saggezza, poesia, arte e fede, vi lascio solo per curiosità un assaggio di alcuni modi di dire ed una delle tante usanze, in questo caso dell’Europa dell’Est, che lo vedono chiamato in causa.
E’ una tradizione bellissima e affascinante che racconta l’usanza di portare pane e sale quando si inaugura una nuova casa come augurio per il nuovo inizio, un rito augurale che passa ancor oggi attraverso due alimenti antichi legati alla sopravvivenza dell’uomo; elementi legati a culti antichissimi, come quello della dea Cerere e in generale alla terra ed ai suoi cicli. Così come con briciole di pane e sale si facciano dei piccoli sacchetti di stoffa da usare come amuleti da mettere negli angoli della casa o sulla porta: il sale, per tradizione, scaccia il maligno ed il pane rappresenta, invece, laprosperità. L’idea che il sale scacci le negatività deriva dal fatto che rendesse sterile il terreno e dunque era utilizzato come una specie di diserbante (anche se poi la terra rimane sterile molto a lungo), mentre il grano, e di conseguenza il pane, rappresentano la fertilità della terra e l’abbondanza.

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Durante il Paleolitico l’uomo si doveva spostare continuamente, inseguendo le proprie prede e cercando nuovi territori che offrissero alimenti per la sopravvivenza. Nel Neolitico, invece, una volta conquistata la produzione del cibo con la nascita dell’agricoltura, l’uomo da nomade divenne stanziale e potè costruire le proprie abitazioni formando villaggi e creare la prima organizzazione sociale.
Dalla coltivazione del grano e di altri cereali, l’uomo fu in grado di ottenere le prime grossolane farine; dall’impasto e dalla cottura di queste l’uomo ricavò le prime forme di pane, in grado di rispondere al proprio bisogno di cibo. E proprio questo primo tipo di pane ci porta, se così si può dire, alle più antiche origini di questo prezioso prodotto.
Una volta raccolti, i cereali venivano portati nel villaggio, dove venivano triturati con le macine: queste erano generalmente di forma irregolare, a base ovale o quadrangolare, ricavate sfruttando blocchi di pietra. Intorno alla pietra veniva posto un panno di pelle dove cadeva la farina.
Probabilmente una parte era consumata in forma di minestra, ma dalla farina ottenuta dalla macinazione dei cereali l’uomo fu ben presto in grado anche di ricavare pane e focacce che venivano cotti in forni rudimentali fatti di fango e pietre; inizialmente pani azzimi, poi resi più leggeri grazie alla scoperta della fermentazione spontanea. Le focacce e il pane crudi molto probabilmente venivano messi a contatto con le pareti roventi del forno stesso e da lì cadevano quando erano cotti.
Queste modalità di utilizzo dei cereali a base di farina impastata con acqua o altri ingredienti, che possono far pensare ad antiche forme di panificazione, sono comprovate dal rinvenimento di frammenti di pane in siti neolitici orientali come nel caso di Mersin, in Turchia. Ancora oggi le popolazioni di alcuni villaggi in Amazzonia, oppure in Siria, dove le condizioni di vita sono in tutto simili a quelle dell’uomo in età neolitica, fanno il pane in questa maniera.
Ma accanto alla dimensione più materiale, un rilievo senza precedenti hanno quegli aspetti culturali, simbolico-religiosi ed allegorici che rendono il pane, più di tutti gli altri alimenti frutto del lavoro umano, pregno di significati, attestati dagli gli usi linguistici, dalle opere in campo letterario, dalla valenza liturgica, soprattutto nella tradizione cristiana, dove il pane, un’espressione del lavoro e dell’inventiva umana, diviene il corpo di Cristo, il suo lascito dato agli apostoli prima della passione.
E poiché quella del pane è una storia ricca di saggezza, poesia, arte e fede, vi lascio solo per curiosità un assaggio di alcuni modi di dire ed una delle tante usanze, in questo caso dell’Europa dell’Est, che lo vedono chiamato in causa.
E’ una tradizione bellissima e affascinante che racconta l’usanza di portare pane e sale quando si inaugura una nuova casa come augurio per il nuovo inizio, un rito augurale che passa ancor oggi attraverso due alimenti antichi legati alla sopravvivenza dell’uomo; elementi legati a culti antichissimi, come quello della dea Cerere e in generale alla terra ed ai suoi cicli. Così come con briciole di pane e sale si facciano dei piccoli sacchetti di stoffa da usare come amuleti da mettere negli angoli della casa o sulla porta: il sale, per tradizione, scaccia il maligno ed il pane rappresenta, invece, la prosperità. L’idea che il sale scacci le negatività deriva dal fatto che rendesse sterile il terreno e dunque era utilizzato come una specie di diserbante (anche se poi la terra rimane sterile molto a lungo), mentre il grano, e di conseguenza il pane, rappresentano la fertilità della terra e l’abbondanza.

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A pane e acqua: alimentazione ai limiti della sopravvivenza, presa in genere a simbolo di una punizione durissima.
Dire pane al pane e vino al vino: essere molto franchi, dire le cose apertamente senza lasciare possibilità di malintesi, anche a costo di essere brutali.
Essere il pane di qualcuno: di un argomento specifico, risultare molto familiare o gradito a una persona.

Essere pane e cacio: andare molto d’accordo con qualcuno, trovarsi bene insieme, così come stanno bene insieme il pane e il formaggio.
Essere un pezzo di pane: essere mite, indulgente, di carattere malleabile.

Far cascare il pan di mano: scoraggiare, far perdere le speranze, l’interesse o la voglia di continuare.

Guadagnarsi il pane col sudore della fronte: lavorare per procurarsi il necessario per vivere. Si riferisce a una delle condanne pronunciate da Dio quando cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre per punirli del eccato originale (Genesi, 3,19). Poiché con la predicazione di Cristo il pane ha acquisito anche il significato eucaristico di grazia spirituale, il detto abbraccia anche la continua ricerca del fine ultimo dell’esistenza da parte dell’uomo. In senso lato, vale anche per qualsiasi sforzo teso alla conoscenza.

Levare il pane di bocca: farsi aiutare da qualcuno inducendolo a fare grandi sacrifici e rinunce, o sfruttarlo economicamente fino a impoverirlo.

Mangiare il pane a ufo: vivere alle spalle di qualcuno, farsi mantenere senza dar niente in cambio, senza lavorare.

Mangiare il pane a tradimento: vivere alle spalle altrui senza mostrare alcuna gratitudine. Esiste anche l’espressione “mangiapane a tradimento”.

Mangiare pane e veleno: essere infelici perché rosi da risentimento, invidia, rancori e altre passioni negative che “avvelenano” l’esistenza.

Mangiare pane e volpe: essere poco furbi, ingenui e creduloni.

Masticare come il pane: conoscere molto bene un argomento o un lavoro specifico, in genere grazie a una lunga abitudine, riferito in particolare ad una lingua straniera, un linguaggio tecnico e simili.

Mettere a pane e acqua: punire, in genere applicando pesanti sanzioni economiche.

Non distinguere il pan dai sassi: vederci pochissimo, tanto da non riuscire a vedere nemmeno la differenza tra il pane e i sassi.

Non volere il pane a conto: non volersi sentire in debito con qualcuno, non accettare prestiti o favori troppo impegnativi.

Per un tozzo di pane: a bassissimo prezzo, riferito in genere a un bene di grande valore che viene ceduto da chi è spinto dal bisogno.

Rendere pan per focaccia: ripagare uno sgarbo con un altro, un’offesa con un’altra offesa.

Vendere come il pane: vendere con grande facilità, come si si trattasse di una cosa necessaria e quotidiana come il pane.

Se non è zuppa è pan bagnato: una cosa esclude l’altra.

L’uomo non vive di solo pane: ha bisogno d’altre soddisfazioni, che non siano quelle puramente materiali.

 

Fonti:
dizionari.corriere.it
tuttosullievito.it
panealpane.com

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